EUROPA E TURCHIA.

Uno sguardo mensile alle dinamiche e agli sviluppi delle relazioni nel contesto del Mediterraneo.

Marzo 2022

Nell'affrontare il conflitto in Ucraina si sarebbe dovuto evitare di inquadrare la guerra in termini di scontro di civiltà e di armare le istituzioni economiche multilaterali. Invece von der Lyen promette l’attivazione del meccanismo di “protezione temporanea” ai profughi ucraini perché “they deserve it” e le principali istituzioni economiche mondiali  (WTO, G7) escludono la Russia. Di rimando Borrell prepara un massiccio aiuto all’esercito ucraino. Ma l’aiuto militare garantisce solo che “la Russia affronti perdite ancora maggiori” non la pace, l'Europa pagherà un prezzo molto maggiore degli USA. Al consiglio affari esteri Borrell rivendica la compattezza del voto all’ONU dimenticando però l’astensione di 35 governi che “rappresentano circa metà della popolazione mondiale. A dimostrazione che i nuovi equilibri post-invasione sono ancora tutti, inevitabilmente, da ridefinire”. Sarebbe anche da prendere in esame la qualità della compattezza europea essere “contro non corrisponde affatto a una condivisione per”.

La dimostrazione si ha al successivo consiglio che vota l’attivazione della direttiva 2001/55/CE, sulle norme per la concessione della protezione temporanea. Pensata per la guerra nell’ex Jugoslavia e mai applicata ottiene il via libera perché i paesi dell’est (e l’Austria) ottengono di poter decidere che tipo di protezione e quali garanzie offrire ai profughi di paesi terzi. Evidentemente “the color of the skin, as well as religious and ethnic identities, make a big difference in the complex equation of white civilization”. È tempo di ripensare il sistema di asilo, le persone in fuga, anche quelle che fuggono dalla “destruction and suffering inflicted by Western military interventions”, non dovrebbero sottostare “a doppi standard illegittimi basati sulla loro origine”.

Il PE emana una risoluzione contro i “passaporti d’oro” - P9_TA(2022)0065 – e una sulle “ingerenze straniere in tutti i processi democratici nell'Unione europea, inclusa la disinformazione” - P9_TA(2022)0064 - che è anche al centro del discorso di Borrell in plenaria.

La dichiarazione finale del vertice di Versailles individua tre punti per il futuro dell’Unione: rinforzare le capacità di difesa militare, ridurre la dipendenza energetica e costruire una base economica più forte. Si auspica un sostanziale aumento della spesa militare. (BorrellMichel). Si promette di accelerare l’iter per la valutazione delle domande di adesione alla UE di Ucraina Georgia e Moldova mentre torna a galla l’irrisolta questione dei Balcani dove ancora occorrono sanzioni e una massiccia presenza militare europea per mantenere la pace. Lo stallo ha dato modo e tempo a Turchia, Russia e Cina di inserirsi nelle dinamiche della regione.

Il Consiglio europeo dà il via libera alla Bussola strategica e stanzia aiuti all’esercito ucraino tramite lo Strumento Europeo per la Pace (EPF) ma l’esperienza in Mali invita ad una riflessione sulla sua efficacia. Lo stesso Borrell chiede “garanzie volte ad assicurare che le unità formate dall'UE non lavorino o cooperino con il gruppo Wagner” affiliato alla Russia. Due giorni dopo il presidente Michel riferisce al PE.

L’ultimo Consiglio del mese ribadisce l’agenda di Versailles. Viene approvata la Bussola strategica – (en). L'UE si affrancherà “gradualmente, quanto prima”, dalle importazioni di combustibili dalla Russia intanto cercherà di far fronte all'aumento dei prezzi alimentari. Ultimo punto trattato è la prolungata crisi politica in Bosnia i cui leader “devono dimostrare un forte impegno a portare a termine rapidamente la riforma costituzionale ed elettorale […] e tutte le altre riforme […] per ottenere lo status di candidato”. (Michel-von der Leyen).  Alla riunione è presente anche Biden che pochi giorni dopo con improvvide dichiarazioni  rivela quello che vuole fare, trasformare la guerra in una “resa dei conti con il nemico russo […] la guerra quindi non solo non deve fermarsi ma approfondirsi […] fare con Putin quello che venne fatto con Milosevic”

Il definitivo fallimento del “progetto di nuovo ordine internazionale liberale” (iniziato con la guerra in Jugoslavia) ha un forte impatto nei paesi MENA e sulle loro relazioni con l'Europa e gli USA. La regione, che già affronta il disimpegno di Washington, potrebbe anche affrontare un indebolimento dei partenariati euro-mediterranei, poiché l'attenzione europea si rivolge all'interno del continente stesso. “The war in Ukraine is surely going to increase instability of the MENA region rather than advance the agenda for peace”. Non secondario l’impatto sull’approvvigionamento alimentare. “While richer Western countries can weather the price hikes, in Lebanon, Tunisia, Yemen, Libya, and elsewhere, food shortages brought on by the lack of access to Russian and Ukrainian exports could be destabilising”. C’è il rischio che il pane diventi un lusso.

In Libia la situazione è di nuovo tesa. Nonostante le promesse il premier Dbeibah non si ritira dalla corsa elettorale. La Turchia, alleata del premier, tiene aperta la porta al anche rivale Bashagha il quale è sostenuto da Haftar (Egitto e Russia alle sue spalle) da sempre inviso alle milizie che sostengono Tripoli. Molto attivo nel trovare una soluzione è l’ambasciatore USA che cerca nel petrolio libico un sostituto di quello russo.

In Iraq un attacco missilistico, rivendicato dagli iraniani, colpisce Erbil. Le spiegazioni potrebbero essere molte. Rappresaglia per gli attacchi israeliani in Siria, vendetta per la morte di Soleimani, monito di Mosca a Washington per scoraggiare un ulteriore coinvolgimento degli Stati Uniti, freno alle iniziative tra Ankara ed Erbil su un possibile commercio di gas, boicottaggio dei colloqui di Vienna, minaccia per al-Sadr e i suoi alleati al fine di non escludere i gruppi filoiraniani dal governo.

Ad 11 anni dallo scoppio della guerra in Siria  la visita di Assad negli EAU indica che il vento sta cambiando. Gli Emirati e gli altri paesi del Golfo cercano di perseguire le proprie politiche piuttosto che legarsi a quelle USA, un alleato non più affidabile. Riprove sono nell’inerzia contro la Russia e nel rifiuto di un controllo dell'aumento dei prezzi del petrolio. Gli Usa fanno buon viso a cattivo gioco si dichiarano rattristati dal tentativo di legittimare Assad ma non menzionano le sanzioni cui dovrebbero essere sottoposti coloro che normalizzano i rapporti con il regime. Nel tentativo di serrare le fila Borrell si reca in Kuwait e Qatar

L'invasione russa, oltre a rianimare la NATO, riporta Erdoğan, seppure in precario equilibrio, al centro della scena. La nuova centralità lo porta subito a chiedere in nome del “comune interesse” la revoca delle sanzioni imposte all'industria della difesa turca e a criticare la “Bussola strategica”. Poiché nel documento la Turchia viene considerata come causa delle tensioni nel Mediterraneo orientale Cavusoglu la considera così “disconnected from reality [che farà dell’UE] part of the problem rather than the solution”. Intanto rifiuta di applicare le sanzioni alla Russia, conferma l’acquisto del sistema missilistico russo e offre rifugio agli oligarchi e ai loro beni. L'importanza della Turchia sul fronte diplomatico elimina improvvisamente ogni critica europea anche se “da Osman Kavala a Selahattin Demirtaş, dall'indipendenza della magistratura alla libertà di stampa, sul fronte dei diritti e delle libertà non è cambiato nulla “. Irritato dalla velocità con cui per l’Ucraina si potrebbero aprire le porte dell’UE (ci si chiede se in caso di attacco la UE si sarebbe comportata allo stesso modo con la Turchia), Erdogan chiede la ripresa dei colloqui di adesione senza però considerare che se Ankara applicasse le norme e i valori europei il suo regime crollerebbe. Il probabile afflusso di capitale straniero in fuga dalla Russia potrebbe contribuire a uscire dalla crisi economica rafforzare Erdoğan dandogli un vantaggio in vista delle elezioni del 2023. Il leader del CHP Kılıçdaroğlu cerca subito di scongiurare questa ipotesi puntando il dito contro gli "oligarchi domestici" legati ad Erdoğan. Il vantaggio che nei sondaggi gode l’alleanza di opposizione, per l’AKP si segnala un notevole calo di consensi nelle regioni curde, spinge il partito di governo a presentare un disegno di legge per la revisione della legge elettorale la cui eventuale approvazione influirebbe su molti aspetti del sistema (in primis abbassa al 7% la soglia di voti necessari per entrare in parlamento). Alcuni pensano che il disegno pensato dagli esperti dell’AKP per favorire il partito al governo potrebbe invece danneggiare l'alleanza al potere, altri, vicini al governo, sono però sicuri che “complicherà ulteriormente il già complesso insieme di relazioni e calcoli tra i partiti di opposizione” e che il profilo di leadership sarà la risorsa più preziosa dell'alleanza al potere. Rintuzzando voci che vedrebbero Erdoğan disposto a dare la cittadinanza ai profughi siriani Kılıçdaroğlu lo accusa Erdoğan di voler blindare la poltrona chiedendo aiuto non ai propri cittadini ma a siriani e afgani. In un momento in cui secondo Babacan la crisi economica e sociale si approfondisce, per alcuni analisti è anche tempo di riconsiderare le storture dell’accordo con l’UE sulle migrazioni.

 

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