EUROPA E TURCHIA.
Uno sguardo mensile alle dinamiche e agli sviluppi delle
relazioni nel contesto del Mediterraneo.
Settembre 2022
Viene pubblicato il Sixth Progress Report on the implementation of the 2016
Joint Framework on countering hybrid threats and… – SWD(2022)308
L’aggravarsi della situazione
in Ucraina con il contrattacco dell’esercito di Kiev e il referendum di
annessione alla Russia delle zone occupate non
riconosciuto dall’occidente e la necessità
di un fronte compatto che isoli Putin portano alla decisione di accelerare la creazione della
Cooperazione Politica Europea (EPC-CPE). La Russia però non è affatto isolata come
dimostra il vertice dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO-OCS).
Lo SCO attrae molti dei paesi in contrasto con l’occidente e, seppure al
proprio interno ci siano ampie divergenze, il comune denominatore è quello di
voler creare un nuovo
ordine internazionale. Il summit vede la partecipazione, in
qualità di partner di dialogo, anche della Turchia. Una visione
NATO-centrica può leggerla come un allontanarsi dall’occidente ma “if there was
a truly strategic “Trans-Atlantic” mind, that is, North America-Western Europe,
Turkey would have been admitted to the European Union in 2004, despite all its
shortcomings – which was then in better condition than most Eastern European
countries – and would not have been sacrificed to Cyprus”. Il concetto di mondo
multipolare è un prodotto delle prime riunioni del gruppo di Shanghai ed è la
realtà del mondo in cui oggi viviamo. Nessuno “can act as if this reality does
not exist”. La riforma delle istituzioni economiche e l’uscita dal “sistema
dollarocentrico” sono tra gli obiettivi di lungo periodo,
intanto Cina Turchia e India pagano in rubli e yuan petrolio e gas russi. Nella
partita
del gas sono fondamentali le modalità di trasporto, considerando
che Gazprom è proprietaria di quasi tutti i gasdotti (anche nel caso di
Nordstream la proprietà rimanda più alla Russia che alla Germania). Il
rimescolamento geopolitico fa sì che per la prima volta nella storia, il commercio mondiale
di gas naturale liquefatto superi quello via gasdotto come
conseguenza il Mediterraneo diventa centrale per
gli scambi energetici.
L’onda lunga della guerra
Ucraina si riverbera anche nei Balcani, per molti analisti la strategia del
“doppio binario”, integrazione intraregionale e con la UE, è sostanzialmente
fallita. La carenza di figure politiche nuove, il contrasto interno tra forze
politiche e popolazione, lo stallo del
processo di allargamento lasciano spazio all’influenza della Russia. La Turchia dal
canto suo non si considera un outsider. La fragilità della
Bosnia alla vigilia delle elezioni è
paradigmatica tanto che il contingente militare europeo viene rafforzato.
Nuovi scenari di crisi si
aprono anche in Medio Oriente. In Iraq la situazione è
sempre più tesa. Militanti
sadristi si
rendono protagonisti di sanguinosi scontri con altre fazioni scite. Oltre alla stabilità del
paese anche quella della regione è messa in discussione dal conflitto interno
allo sciismo iracheno. “Un conflitto intra-sciita, o il prevalere di forze
sciite non allineate con l’Iran, potrebbe mettere a repentaglio i fragili
processi diplomatici avviati tra Iran e Arabia Saudita e rafforzare invece la
polarizzazione tra Iran e Israele”.
In Iran la morte di una
ragazza fermata dalle guardie per la morale provoca una rivolta generale che
rende chiaro quanto il Paese sia estremamente diviso e
quanto i governanti abbiano perso contatto con una popolazione che vuole libertà
e meno tensioni nelle relazioni
internazionali. La repressione violenta del regime verso
persone che “have exercised their fundamental right to assemble and protest” è condannata dalla
UE che nello stesso tempo apre una delegazione in
Qatar, evidentemente il paese arabo fa parte di quei partner con i quali
l’Europa difende la democrazia nel
mondo.
In ogni caso la maggior parte
degli attori regionali continua a mantenere una posizione equidistante tra la
Russia e l’Occidente (l’Egitto valuta la possibilità di emettere obbligazioni in
yuan). La Turchia in
equilibrio tra Mosca e Kiev, desta preoccupazione. Il timore è che contribuisca
ad allentare la morsa delle sanzioni per trarne vantaggio. A testimonianza di
ciò l’aumento dell’export turco verso la Russia e l’apertura del presidente nei
confronti dell’adozione del sistema di pagamenti russo Mir.
Le continue osservazioni ostili nei confronti della Grecia contraddicono le parole
con cui la Turchia si impegna a ridurre l'escalation
nel Mediterraneo orientale. Le autorità turche annullano la riunione dello Joint
Parliamentary Committee prevista per il 20 del mese. Gli attriti con
l’occidente sono acuiti dalla decisone USA di togliere l’embargo alla vendita
di armi a Cipro. Secondo Ankara la decisione rafforzerà
ulteriormente l’intransigenza della parte greco-cipriota e porterà a una corsa
agli armamenti sull’isola. La decisione americana è anche un
regalo alla Grecia e ne incoraggia le azioni azioni
contro la Turchia per quella che analisti filogovernativi definiscono ‘The Athenian Trap’.
Il briefing “European
Parliament scrutiny of Frontex” – PE 698.816 pubblicato dal PE in cui viene confermato
quanto riferito nel report del
gruppo di investigazione, e cioè che “Frontex did not prevent these violations,
nor reduced the risk of future fundamental rights violations”, tira in ballo
anche la Grecia tanto che deputati verdi del PE chiedono alla Commissione di congelare i
fondi destinati ai paesi che, come la Grecia, ricorrono alla pratica (illegale)
dei respingimenti.
Dando seguito a quanto detto
da Cavusoglu nei mesi scorsi, nelle zone curde della Siria occupate dalla
Turchia viene consegnato un primo lotto di case per i profughi arabi siriani. Il
cambiamento demografico della zona di Afrin è considerato un abuso, sul filo
della pulizia
etnica e si accompagna, nella sempre minacciata massiccia
offensiva, alla guerra a
bassa intensità che continua contro i curdi siriani. Analisti
vicini ad Erdogan spacciano le operazioni militari in Siria come baluardo
contro l’influenza iraniana. Intanto continuano gli arresti di esponenti curdi,
questa volta tocca a Semra
Güzel. Gli attacchi
contro l’HDP, la repressione dei costumi laici
e il miglioramento delle condizioni economiche sono gli obiettivi primari per
Erdogan in vista delle elezioni. Fonti interne all’AKP parlano di una nuova strategia
elettorale centrata sulla vittoria alle presidenziali piuttosto che sulla
garanzia della maggioranza in parlamento. Ciò farebbe pensare che c'è
davvero la preoccupazione di un insuccesso. L’inflazione all’80% e l’aumento
della povertà
dipingono “an environment of savage capitalism, with banks and corporates
running the show within the framework created by the Palace.” Dal canto loro i
partiti di opposizione non sembrano sfruttare le debolezze del presidente
scontrandosi sul ruolo dell’HDP e se questo possa far parte dell’alleanza
elettorale.
L’HDP allora in seguito ai
colloqui con piccoli partiti di estrema sinistra costruisce e guida una terza alleanza
elettorale: la “Labour and Freedom Alliance, (EÖİ). Non è chiaro se
la nuova alleanza presenterà un candidato alla presidenza. Per Yavuz
Baydar la classe politica turca nella sua interezza sta
attraversando la più grande crisi di identità e di visione nella storia della
repubblica. L'AKP è diventato vecchio ma i suoi rivali essenzialmente competono
per somigliarsi nel discorso nazionalista. Il partito al governo e
l'opposizione stanno radicalizzando congiuntamente l'opinione pubblica verso
estremi che aprono le porte all'aggressione interna ed estera attraverso la
questione curda, il malcontento dei rifugiati interni, il processo di
polarizzazione e la politica estera. Il principale partito di opposizione (CHP)
è incapace di incontrare i giovani elettori, che sono quasi sette milioni (più
del 10% dell'elettorato).
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