EUROPA E TURCHIA.

Uno sguardo mensile alle dinamiche e agli sviluppi delle relazioni nel contesto del Mediterraneo.

Dicembre 2022

La European Defence Agency pubblica il report 2020-2021. Trainata da investimenti record la spesa europea per la difesa supera per la prima volta i 200 miliardi di euro,

Alla vigilia del Vertice UE-Balcani occidentali, la Commissione redige un Piano di azione basato su 20 misure operative strutturate su 5 pilastri. Nella dichiarazione finale si riafferma il sostegno dell'UE alla prospettiva europea dei Balcani occidentali esortati a compiere progressi rapidi verso l’allineamento alla politica estera e di sicurezza comune e ad agire di conseguenza, anche per quanto riguarda le misure restrittive dell'UE (Michel, Borell, von der Leyen). In definitiva il processo di adesione sembra sbloccarsi solo per le minacce derivanti dalla crisi con la Russia. Dopo mesi di difficili negoziazioni viene imposto il price cap sul petrolio russo. Al netto delle difficoltà di applicazione, il numero di paesi che vi aderiscono è limitato e i maggiori importatori di greggio russo, Cina e India, decidono di non adottare alcun tetto al prezzo.

Al Consiglio Affari esteri oltre di Russia e di Iran si discute del deterioramento della situazione tra Kosovo e Serbia concordando possibili misure per evitare ulteriori incidenti. Si insiste (en) - 15935/22 sull'importanza della politica di allargamento “quale saldo ancoraggio per […] la stabilità nel nostro continente e quale priorità strategica”. Si concorda anche un aumento di 2 mld di euro del massimale finanziario 2023 dello EPF. Nell’ambito dello stesso viene concesso un aiuto di 10 mln di euro alle forze armate bosniache.

Viene pubblicata la Communication… on the Fifth Progress Report on the implementation of the EU Security Union Strategy - Com(2022)745

Il Consiglio europeo di dicembre nelle conclusioni (en) - EUCO 34/22 – ribadisce il sostegno all'Ucraina attraverso lo EPF e la missione di assistenza militare. Sottolinea ancora la necessità di rafforzare la base industriale e tecnologica del settore della difesa. Viene concesso alla Bosnia-Erzegovina lo status di paese candidato. La Croazia entra nello spazio di Schengen a partire dal 1º gennaio 2023. Negli interventi seguenti il consiglio paradossalmente Michel e von der Leyen rimarcano la necessità di un dialogo più approfondito con gli USA, ora principale concorrente nei settori delle tecnologie pulite. I ministri dell’energia adottano un regolamento che istituisce un meccanismo di correzione del mercato per proteggere i cittadini e l'economia da prezzi eccessivamente elevati. Entrerà in vigore il 1º febbraio 2023 e si applicherà per un anno.

L’AR Borrell partecipa alla seconda conferenza di Baghdad. I risultati sono contrastanti. Se da un lato si approfondisce la cooperazione tra Amman, il Cairo e Baghdad dall’altro si compiono pochi progressi con l'Iran. Un incontro tra funzionari iraniani e le massime personalità dell'UE per discutere l'accordo sul nucleare non porta risultati così come i colloqui tra Iran e l'Arabia Saudita sulle controversie regionali.

Il consiglio pubblica il Twenty-Fourth Annual Report […] defining common rules governing the control of exports of military technology and equipment - 16164/22

Si svolge a Cadice la 6a conferenza ministeriale del dialogo euro-africano sulla migrazione e lo sviluppo (processo di Rabat). Al termine dei lavori viene adottata la Dichiarazione politica e il piano d’azione 2023-2027 (en-fr).

La Commissione adotta un pacchetto da 220 mln di euro per migliorare il controllo delle frontiere al confine orientale della Turchia, i fondi fanno parte dei 3 miliardi di euro aggiuntivi per continuare l'assistenza dell'UE ai rifugiati in Turchia tra il 2021 e il 2023.

Riferendo al PE a nome di Borrell la Commissaria Dalli invita la Turchia ad astenersi da azioni militari in Siria che potrebbero avere gravi implicazioni per la sicurezza internazionale. La preoccupazione è che un attacco alle Forze Democratiche Siriane (curde) potrebbe riconsegnare il nord-est della Siria ad Assad dando un ulteriore vantaggio ai suoi alleati russi. Per quanto riguarda gli attacchi al PKK invece, i paesi della regione “are encouraged to better coordinate anti-terrorist activities and any actions against the PKK”. La Turchia (come l’Iran) ha esportato la lotta contro i curdi, nel silenzio della comunità internazionale, oltre i propri confini rischiando a più riprese di entrare in contatto con le truppe degli USA. Supporta inoltre, con sempre più difficoltà di controllo, i gruppi jihadisti siriani per alcuni i veri autori dell’attentato di Istanbul che, attribuito da Erdoğan al PKK, ha costituito il pretesto per le operazioni militari. La fittizia divisione tra “les Forces démocratiques syriennes (FDS) et Unités de protection du peuple (YPG), qui seraient les « vrais » combattants de la liberté, et, d’autre part, le PKK, qui resterait une organisation « terroriste »” è servita per armare i curdi contro Daesh ma ora bisogna riconoscere che, anche se il PKK “Ce n’est sans doute pas l’organisation libertaire que nous vantent certaines gauches européennes […] c’est une force stabilisatrice, et elle le restera si tant est qu’on veuille bien l’accompagner dans une mue politique qui nécessiterait de rompre avec le consentement généralisé aux politiques autoritaires, brutales, identitaristes et antikurdes d’Erdogan”.

L’attacco ai curdi è parte integrante della strategia di Erdoğan verso le elezioni, fa il paio con i continui procedimenti giudiziari contro i suoi più pericolosi avversari. Ultima in ordine di tempo, la condanna a più di due anni del sindaco di Istanbul İmamoğlu che, pur non andando in prigione, non potrà candidarsi alle presidenziali. Questa volta però i sondaggi rilevano che la maggior parte dei turchi, compresi molti militanti dell’AKP, considera la pena ingiusta e motivata politicamente. Alla manifestazione indetta la sera stessa del verdetto la coalizione di opposizione partecipa compatta ma molti analisti, non solo pro Erdoğan, ritengono che all’interno ci siano profonde divergenze e che la bozza di revisione costituzionale presentata offra il fianco a parecchie critiche. Anche se i commentatori favorevoli al governo prevedono la vittoria di Erdoğan, all'interno dell'AKP c'è preoccupazione per la possibilità che il presidente non vinca al primo turno. Due sono i fattori che minano le sicurezze. Il primo è senza dubbio la perdita di slancio dell’economia: inflazione e prezzi alle stelle sono percepiti dall’elettorato come il problema principale anche se l’eccentrico modello economico turco, grazie ai fondi di Qatar, Russia e Arabia Saudita, ha evitato picchi di cambio e permesso un aumento della spesa pubblica di stampo clientelare. Il secondo fattore sono i 6 milioni di giovani (18/21 anni, il 10/12 % degli elettori) che andranno a votare per la prima volta, contrari all’ordine morale imposto da Erdoğan ma tiepidi nei confronti dell’opposizione.  

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