EUROPA E TURCHIA.
Uno sguardo mensile alle dinamiche e agli sviluppi delle relazioni nel contesto del Mediterraneo.
Dicembre 2022
La European Defence Agency pubblica il report
Alla
vigilia del Vertice
UE-Balcani occidentali, la
Commissione redige un Piano di azione
basato su 20 misure operative strutturate su 5 pilastri. Nella dichiarazione
finale si riafferma il sostegno dell'UE alla prospettiva europea dei
Balcani occidentali esortati a compiere progressi rapidi verso l’allineamento alla politica estera e
di sicurezza comune e ad agire di conseguenza, anche per quanto
riguarda le misure restrittive
dell'UE (Michel, Borell, von
der Leyen). In
definitiva il processo di adesione sembra
sbloccarsi solo per le minacce derivanti dalla crisi con la Russia. Dopo mesi
di difficili negoziazioni viene imposto il price cap sul petrolio russo. Al
netto delle difficoltà di applicazione, il numero di paesi che vi aderiscono è
limitato e i maggiori importatori di greggio russo, Cina e India, decidono di
non adottare alcun tetto al prezzo.
Al Consiglio
Affari esteri oltre di Russia e
di Iran si discute del deterioramento della situazione tra Kosovo e Serbia concordando possibili
misure per evitare ulteriori incidenti. Si insiste (en) - 15935/22 sull'importanza della politica di
allargamento “quale saldo ancoraggio per […] la stabilità nel nostro continente
e quale priorità strategica”. Si concorda anche un aumento di 2 mld di euro del massimale finanziario 2023
dello EPF. Nell’ambito dello stesso viene concesso un aiuto di 10
mln di euro alle forze armate bosniache.
Viene
pubblicata la Communication… on the
Fifth Progress Report on the implementation of the EU Security Union Strategy - Com(2022)745
Il Consiglio europeo di dicembre nelle conclusioni (en) - EUCO 34/22 – ribadisce il sostegno all'Ucraina
attraverso lo EPF e la missione di assistenza militare. Sottolinea
ancora la necessità di rafforzare la base industriale e tecnologica del settore
della difesa. Viene concesso alla Bosnia-Erzegovina lo status di
paese candidato. La Croazia entra nello spazio di Schengen a partire dal 1º
gennaio 2023. Negli interventi seguenti il consiglio paradossalmente Michel e von
der Leyen rimarcano la
necessità di un dialogo più approfondito con gli USA, ora principale
concorrente nei settori delle tecnologie pulite. I ministri dell’energia adottano un regolamento che
istituisce un meccanismo di correzione del mercato per proteggere i cittadini e
l'economia da prezzi eccessivamente elevati. Entrerà in vigore il
1º febbraio 2023 e si applicherà per un anno.
L’AR
Borrell partecipa alla seconda conferenza di
Baghdad. I risultati sono contrastanti.
Se da un lato si approfondisce la cooperazione tra Amman, il Cairo e
Baghdad dall’altro si compiono pochi progressi con l'Iran. Un incontro tra
funzionari iraniani e le massime personalità dell'UE per discutere l'accordo
sul nucleare non porta risultati così come i colloqui tra Iran e l'Arabia Saudita
sulle controversie regionali.
Il
consiglio pubblica il Twenty-Fourth Annual Report […] defining
common rules governing the control of exports of military technology and
equipment -
16164/22
Si
svolge a Cadice la 6a conferenza ministeriale del dialogo
euro-africano sulla migrazione e lo sviluppo (processo
di Rabat). Al
termine dei lavori viene adottata la Dichiarazione politica e il piano d’azione
2023-2027 (en-fr).
La
Commissione adotta un pacchetto da
220 mln di euro per migliorare il controllo delle frontiere al confine
orientale della Turchia, i fondi fanno parte dei 3 miliardi di euro aggiuntivi
per continuare l'assistenza dell'UE ai rifugiati in Turchia tra il 2021 e il
2023.
Riferendo al
PE a nome di Borrell la Commissaria Dalli invita la Turchia ad astenersi da
azioni militari in Siria che potrebbero avere gravi implicazioni per
la sicurezza internazionale. La preoccupazione è che un attacco alle Forze
Democratiche Siriane (curde) potrebbe riconsegnare il nord-est della Siria ad
Assad dando un ulteriore vantaggio ai suoi alleati russi. Per quanto riguarda
gli attacchi al PKK invece, i paesi della regione “are encouraged to better
coordinate anti-terrorist activities and any actions against the PKK”. La
Turchia (come l’Iran) ha esportato la lotta contro i curdi, nel silenzio
della comunità internazionale, oltre i propri confini rischiando a più riprese
di entrare in contatto con le truppe degli USA. Supporta
inoltre, con sempre più difficoltà di controllo, i gruppi jihadisti
siriani per alcuni i veri autori dell’attentato di Istanbul che, attribuito da Erdoğan
al PKK, ha costituito il pretesto per le operazioni militari. La fittizia
divisione tra “les Forces démocratiques syriennes
(FDS) et Unités de protection du peuple (YPG), qui seraient les
« vrais » combattants de la liberté, et, d’autre part, le PKK, qui
resterait une organisation « terroriste »” è servita per armare i
curdi contro Daesh ma ora bisogna riconoscere che, anche se il PKK “Ce n’est
sans doute pas l’organisation libertaire que nous vantent certaines gauches européennes
[…] c’est une force stabilisatrice, et elle le restera si tant est qu’on
veuille bien l’accompagner dans une mue politique qui nécessiterait de rompre
avec le consentement généralisé aux politiques autoritaires, brutales,
identitaristes et antikurdes d’Erdogan”.
L’attacco
ai curdi è parte integrante della strategia di Erdoğan verso le elezioni, fa il
paio con i continui procedimenti giudiziari contro i suoi più pericolosi
avversari. Ultima in ordine di tempo, la condanna a
più di due anni del sindaco di Istanbul İmamoğlu che, pur non andando in
prigione, non potrà candidarsi alle presidenziali. Questa volta però i sondaggi
rilevano che la maggior parte dei turchi, compresi molti militanti dell’AKP, considera
la pena
ingiusta e motivata politicamente. Alla manifestazione indetta
la sera stessa del verdetto la coalizione di opposizione partecipa compatta ma molti
analisti, non solo pro Erdoğan, ritengono che all’interno ci siano profonde divergenze e
che la bozza di revisione costituzionale presentata offra il fianco a parecchie
critiche. Anche
se i commentatori favorevoli al governo prevedono la vittoria di
Erdoğan, all'interno dell'AKP c'è preoccupazione per
la possibilità che il presidente non vinca al primo turno. Due sono i fattori
che minano le sicurezze. Il primo è senza dubbio la perdita di slancio
dell’economia: inflazione e prezzi alle stelle sono percepiti dall’elettorato
come il problema principale anche se l’eccentrico modello economico
turco, grazie ai fondi di Qatar, Russia e Arabia Saudita, ha evitato picchi di
cambio e permesso un aumento della spesa pubblica di stampo clientelare. Il
secondo fattore sono i 6 milioni di giovani
(18/21 anni, il 10/12 % degli elettori) che andranno a votare per la prima
volta, contrari all’ordine morale imposto da Erdoğan ma tiepidi nei confronti
dell’opposizione.
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