EUROPA E TURCHIA.
Uno sguardo mensile alle dinamiche e agli sviluppi delle
relazioni nel contesto del Mediterraneo.
Gennaio 2023
La dichiarazione
finale del vertice UE-NATO sottolinea la necessità della NATO come fondamento
della difesa europea. Per Michel
avere più NATO significa avere più Unione europea ma, come evidente, l’ampliamento
dell’Alleanza ad est e le iniziative (e le spese)
militari dei singoli stati sono in “contrasto
con l’obiettivo di una difesa comune europea […] o almeno di un embrione di
cooperazione europea […] rendendo praticamente senza alcun effetto operativo la
cosiddetta “bussola strategica” . Nella “Risoluzione… sull'attuazione della politica di
sicurezza e di difesa comune… 2022 -
P9_TA(2023)0010 il PE, in piena trance militarista, considerando la vittoria
dell'Ucraina una “questione di credibilità dell'UE” invita a superare gli
ostacoli alla consegna di armi in quantità sufficienti a sostenere una
controffensiva e ad aumentare gli investimenti nella difesa. Sottolineando che
la dipendenza da regimi totalitari e autoritari nel settore dell’energia
rappresenta un grave rischio per l’UE invita a ridurre tale dipendenza
collaborando con gli “alleati democratici” (Algeria? Libia? Egitto?). Infine, dopo
30 anni chiede ancora di rafforzare la missione militare in Bosnia-Erzegovina.
In una intervista a “Le Monde” Borrell esprime tutta la sua
irritazione verso il Sud-Africa impegnato in manovre militari con Russia e Cina e minaccia
chi “a appuyé la Russie à travers leur vote aux Nations unies, on s’en
rappellera”. Le minacce non sono certo destinate all’Arabia saudita (a
braccetto con Putin nel sostegno al prezzo del petrolio) ma al Mali o al
Burkina Faso con la dovuta precisazione che i tagli colpiscono i bilanci non
gli aiuti alla popolazione a “condition que ce soit vraiment des aides à
la population”. Il fatto è che nel mondo “nombre de pays ne veulent
pas s’aligner systématiquement sur les Occidentaux et doivent par ailleurs
intégrer la variable économique pour ne pas hypothéquer leur sécurité
alimentaire” che è fonte di preoccupazione sempre più forte.
In Israele l’insediamento del governo razzista di
Nethanyau provoca una ripresa degli attentati e della repressione
dell’esercito. Se le leggi che sono state annunciate saranno approvate si
arriverà ad una vera e propria “teocrazia ebraica” in cui sarebbero istituzionali l’apartheid e
la negazione del diritto internazionale. Sebbene gli occidentali si presentino
come difensori dei diritti umani, in Medio oriente sono sempre reticenti
nel condannarne la violazione.
Borrell va in visita
in Marocco. Con la stampa non
tocca nessuno degli argomenti che negli ultimi tempi hanno portato tensioni tra
Rabat e Bruxelles preferendo rimarcare le conseguenze della guerra in Ucraina.
Il documento del PE “Solidarity
in EU asylum policy” - PE 649.344 – richiamando la necessità di uno “stable
and predictable mechanism to manage irregular migration” sottolinea la mancata
riforma del sistema di asilo. Si preferiscono
soluzioni più veloci, come la sospensione dei trattamenti commerciali
favorevoli nei confronti dei Paesi terzi che rifiutano i rimpatri.
A Stoccolma un estremista di destra brucia una copia
del Corano. Il governo turco considera il gesto un insulto
ai valori islamici perpetrato con il pretesto della "libertà di
espressione" così come considera una successiva manifestazione di curdi
affiliati al PKK una flagrante violazione dell'impegno
della Svezia nella prevenzione della propaganda delle organizzazioni
terroristiche. Naturalmente viene ribadito il veto all’ingresso nella NATO.
Erdogan fa “comme
avant chaque échéance électorale, un usage immodéré de la puissance publique” e
fissa, con un procedimento ai limiti della costituzionalità, la
data delle elezioni per il 14 maggio. Alle prese con la disaffezione dell’elettorato insiste, negli ultimi mesi di campagna elettorale, ad
attaccare i rifugiati
siriani. La sua ambizione è quella di rispedirne
in patria un milione. Di conseguenza tenta un riavvicinamento con Damasco allentando i
legami con le forze ribelli jihadiste che controllano Idlib e continuando a
minacciare una invasione del Rojava curdo.
I curdi sono un altro degli obiettivi pre-elettorali
di Erdogan. La Corte costituzionale congela i
conti bancari dell’HDP, impedendogli in pratica di fare campagna elettorale, e
rifiuta di posticipare a dopo le elezioni il procedimento di chiusura
del partito che intanto decide di presentare un proprio candidato
alle elezioni. Ciò significa che difficilmente uno dei candidati sarà eletto al
primo turno (commentatori filogovernativi non la pensano così). Di fatto l'HDP non solo si pone come interlocutore
di entrambe le coalizioni ma crea frizioni all’interno delle stesse alleanze.
Come potrà l’MHP chiedere i voti curdi?
Il tavolo dei sei dopo le ulteriori accuse ad
Imamoglu come potrà candidare il sindaco di Ankara, Yavaş, inviso all’HDP?
Infine sono un obiettivo tutti quelli che si permettono
di criticare l’operato del governo. Şebnem Korur Fincancı, presidente dell’associazione
medica TTB, è condannata a
quasi 3 anni di carcere per aver parlato del presunto uso di armi chimiche da
parte dell’esercito turco. La scrittrice e attivista Pinar Selek si prende all'ergastolo:
la Corte Suprema annulla la quarta assoluzione ed emette un mandato
d'arresto internazionale.
La principale forza dell’opposizione pur riunendosi
regolarmente ha finora deluso
le aspettative. Nel comunicato al termine dell’ultima riunione si usa per la
prima volta la definizione di “Alleanza della Nazione” perché finalmente i
partiti DEVA, Gelecek Partisi e Saadet Partisi entrano ufficialmente nella
coalizione, aumentando i problemi: la scelta del candidato alle presidenziali,
la definizione della tabella di marcia per la transizione, in caso di vittoria,
al sistema parlamentare, la definizione delle liste elettorali e il ruolo
di personaggi di spicco come Babacan o Davutoglu. La parte più importante della
dichiarazione è quella in cui si mette in dubbio la ricandidabilità del presidente, verrà presentato un reclamo al Consiglio elettorale
supremo (YSK).
Queste manovre politiche sono accompagnate da una
difesa strenua dell’economia, provvedimenti demagogici si accompagnano a misure
di lungo periodo. La prospettiva più allettante è quella di fare della Turchia un
hub energetico mondiale anche se al fine di arginare la crisi economica interna ed
acquisire sostegno politico in vista delle elezioni, potrebbe essere più
conveniente investire
per consolidare il ruolo turco come Paese di transito.
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