EUROPA E TURCHIA.
Uno sguardo mensile alle dinamiche e agli sviluppi delle relazioni nel contesto del Mediterraneo.
Marzo 2023
Dopo il naufragio di Cutro, è palese che l’evento sia stato trattato come un caso di immigrazione illegale e non come un evento di soccorso, inizia lo scarico di responsabilità tra FRONTEX e il governo italiano che subito mette in cantiere un nuovo decreto per aumentare le pene agli scafisti. Ma gli organizzatori dei viaggi difficilmente saranno toccati dai provvedimenti. Lo scafista che arriva sulle nostre coste “è un migrante come gli altri, che per le più varie ragioni […] si è dichiarato disposto ad accettare l'incarico […] di condurre il barcone”. Quando poi ci si chiede perché si preferisca arrivare in Italia e non nella più vicina Grecia basti leggere i rapporti pubblicati sui respingimenti illegali frutto di una “politica migratoria e di frontiera attentamente pianificata dal governo ellenico”.
Il Consiglio europeo convocato
d’urgenza non produce novità. Tra le righe si parla sempre di rimpatri e di controllo delle frontiere anche finanziando la costruzione di
barriere. Il risultato più importante del vertice è il via libera al Kosovo all’esenzione dal visto. La
nuova realtà geopolitica impone all’UE una maggiore attenzione ai Balcani. Serbia
e Kosovo concordano l'allegato di
attuazione dell'accordo di
normalizzazione delle relazioni. Si
elogiano Macedonia del Nord e Albania per
il loro pieno allineamento alla politica estera e di sicurezza europea. Il successivo Consiglio affari esteri proroga il mandato dell'operazione militare IRINI nel
Mediterraneo fino al 2025.
La riforma delle prerogative della Corte suprema (la quale vedrebbe
cancellati molti dei suoi poteri di controllo sul parlamento) proposta da
Netanhyau mette a rischio non solo la tenuta sociale di Israele ma anche il credito internazionale di quella che
si definisce l’unica democrazia mediorientale. L’UE in una dichiarazione dei 27, la prima da molti anni, invita di nuovo Tel Aviv a
fermare l'espansione degli insediamenti e ad impedire la violenza dei coloni. Di
fronte all’irritazione israeliana Borrell, riferendo al PE, afferma il
pieno diritto di discutere e capire cosa stia succedendo. Per l’UE l’abrogazione
di alcuni articoli della legge sul disimpegno è un
ulteriore ostacolo alla
possibilità di creare un orizzonte politico per il dialogo e la pace.
Con la mediazione della Cina
Iran e Arabia saudita riallacciano le
relazioni diplomatiche. Comunque lo si voglia interpretare, nessuno
si aspetta che sauditi e iraniani smettano di essere rivali,
questo accordo rafforza la presenza di
Pechino in Medio oriente. Se per gli Stati Uniti il ruolo della Cina e la
possibilità che l’Iran possa aggirare la pressione internazionale costituiscono
una minaccia, gli “Europeans
now need to consider how they can help entrench the stabilising gains of the
agreement, even as they navigate ongoing difficulties with Iran”.
Occorre
prendere atto che “agli occhi di una larga percentuale del resto del mondo, i
“valori dell’Occidente” e il sistema delle relazioni
internazionali guidato dagli Stati
Uniti non portano alcun beneficio”. Non si sa quindi quanto siano rammaricati
Orban e Erdoğan per non essere stati invitati al secondo Summit della democrazia. Orbán definisce
“infelice” il mandato d’arresto spiccato dalla Corte penale internazionale nei
confronti di Putin. Il provvedimento, “volendo
scacciare il malizioso sospetto che l’anticipazione dell’atto sia originato
dall’intento di impedire ogni possibilità di negoziato”, costituisce più che
altro una pressione sulla dirigenza russa per la defenestrazione di Putin.
Al Consiglio europeo di
fine mese “tanti dossier, altrettante divisioni, pochi risultati”. Per quanto riguarda la migrazione si rinvia a
giugno l’esame dell’attuazione dei punti concordati nel vertice di inizio mese.
Nelle due righe che Michel al
termine dei lavori dedica alla questione si rimarca l’ampio consenso “sul modo
in cui sono stati velocizzati i lavori, segnatamente per quanto riguarda la
dimensione esterna”. L’emergenza migranti, snobbata dai leader durante le
sessioni formali torna più volte nelle discussioni ufficiose tanto che la
Meloni invoca, con scarse possibilità di successo, che venga varata una nuova Operazione Sophia.
I lavori del Consiglio vengono
ricapitolati dal punto di vista del PE nel Post-European Council Briefing –
PE740.244 - che pubblica anche lo studio “Key Issues in the European Council” - PE740.230
Viene pubblicato il primo “Annual progress report on the
Implementation of the Strategic Compass for Security and Defence
Bruxelles ospita
la International Donors' Conference per il terremoto in Turchia e Siria. Nel
dodicesimo anniversario dello
scoppio della guerra, in Siria è
urgente una depoliticizzazione dell’intervento umanitario. Nonostante prove di
disgelo con Damasco, sponsorizzate dalla Russia, e con l’Egitto, l’attivismo in politica estera di Erdoğan è
frenato dall’incerto risultato delle elezioni a venire.
Con la designazione di Kiliçdaroglu a sfidante di Erdoğan si entra nel vivo della corsa elettorale. La candidatura del "Gandhi turco" arriva dopo un
acceso scontro tra
la Akşener, che avrebbe preferito Imamoğlu o
Yavaş, e gli altri membri della
coalizione di opposizione convinti della capacità del leader del CHP di
attirare una parte del voto conservatore. I due sindaci correranno come
vicepresidenti. Per la coalizione di
opposizione è venuto il momento di avere un programma ben
definito e di chiarire i rapporti al proprio interno. Un
altro problema è come assicurarsi il sostegno dell'HDP senza scontrarsi con i
nazionalisti, contrari a qualunque concessione ai
curdi. L’HDP infatti, per la minaccia di
chiusura che ancora pende sul suo capo (il verdetto verrà emesso in aprile), ha
rinunciato a
presentare un proprio candidato. La decisione è interpretata come un sostegno al
“Tavolo dei sei” ma, come rimarcano i commentatori
pro governativi, ciò potrebbe incrinare la politica del fronte ampio voluta
da Kiliçdaroğlu
Anche
se indebolito Erdoğan
ha ancora una grossa presa sull'elettorato e può maneggiare l’apparato dello
stato a suo piacimento. Secondo la costituzione poiché la decisione di indire
elezioni anticipate è stata presa dal presidente in carica questi non potrebbe
presentarsi per un terzo mandato. Erdoğan invece ha potuto superare il
vincolo costituzionale usando la semplice formula “rinnovo elettorale”. Tutto
ciò, naturalmente, è possibile grazie all’apparato mediatico sotto il suo
controllo. L'esperienza post-terremoto dei media indipendenti offre
indizi su quali forme di censura potrebbero essere impiegate: detenzione e minacce
dei giornalisti sul campo, sanzioni finanziarie e divieti di trasmissione.
Anche i ritardi negli aiuti non sembrano averlo penalizzato nei sondaggi forse perché viene lasciato spazio
all’azione di associazioni di stampo fondamentalista legate al partito di
governo. Se a questo si aggiungono le trappole legate alla nuova legge
elettorale, che “seeks to frustrate the parties while directing
them to the elections with their individual lists within the alliance”, si
capisce quanto la partita sia tutta da giocare.
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